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lunedì 15 novembre 2004

Piccole donne
alla scuola elementare EUR


Quando era bel tempo a ricreazione la maestra ci portava  a giocare in giardino.
I giochi erano i soliti:
calcio
lotta
1, 2, 3, stella
mondo
la bella lavanderina
ruba bandiera


Un giorno si decise di giocare a
Piccole donne
Si trattava di mettere in scena il famoso libro di Louisa May Alcott.
Chiara G., considerata la leader
perchè più bella e brava di tutte le altre,
sceglieva chi potesse giocare
e assegnava le parti
era già un onore partecipare al gioco,
molte erano le scartate
e, di solito, il canone di giudizio era la bellezza


Avrei dato non so cosa per impersonare Beth
era il personaggio che più mi piaceva
(da piccola ero deficiente, Beth alla fin fine è la sfigata che muore,
potessi scegliere ora opterei per l impareggiabile Jo)


Naturalmente la "perfida" Chiara G.  non esaudì  il mio desiderio 
tanto più che la parte di Beth se la prese lei.


ChiaraG. fece un appello delle partecipanti al gioco
c era una tensione paragonabile all elezione di Miss Italia
Scelte le giocatrici, assegnò loro i ruoli
Lei si nominò Beth
-mannaggia... ma si sapeva-
poi assegnò le parti di Emy
-uffi-
Jo
-va beh..-
Meg..
-e io???-
la mamma
-non sarò neanche la mamma...-


fu allora che intervenni:
-Chiara e io???-
-Tu, Elisa, tu sarai la ...
zia March-


-Ma come?????- feci sbigottita-
io sarò una vecchia antipatica rincitrullita???-


-E che fa la zia March?- chiesi
-Sta a casa sua e aspetta la visita delle nipoti- Mi fu risposto
-E qual è casa mia?-
Mi si indicò un tombino lievemente rialzato rispetto al prato del giardino...


che tristezza!
ma non mi rassegnai: ero comunque IN
molte mie compagne non avevano neanche potuto prendere parte!


iniziammo a giocare
salii  sul tombino
da lì, immobile, vedevo le altre recitare
non erano brave come lo sarei stata io
il libro non l avevano letto
non avevano visto neanche i 2 film
si rifacevano tristemente al cartone animato giapponese
che tristezza
che incompetenti
cercavo di dar loro consigli
consigli che non presero minimamente in considerazione
fui redarguita: "La zia March sta chiusa in casa, non può dare consigli dei regia e recitazione, non può essere ascoltata!"


Chiara G. si mise in ginocchio vicino ad una panchina e simulò di suonare il piano:
era assolutamente poco credibile
muoveva le mani senza grazia
si vedeva che non aveva mai suonato in vita sua
io avrei saputo fare meglio
avrei mosso le dita simulando di suonare il secondo notturno di Chopin, opera 9
Chiara G. era un incompetente


Non cè bisogno di dire che nè la mamma, tantomeno le piccole donne,  andarono mai a trovare la zia March


Rimasi lì sul tombino, immobile spettatrice di un disastro totale.
Le compagne escluse più in là ridevano e scherzavano, cantavano e giocavano tra loro


Quel giorno capii quanto sia meglio, a volte, essere esclusi!

Se Chiara G. passasse di qua e si riconoscesse, la prego di non infuriarsi.


































































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16 commenti:

  1. da piccolo giocavo a calcio nel fossato del castello, una volta capitò un fatto, formate le squadre un mio amico era rimasto fuori e se ne stava in una panchina a guardare, io che invece ero stato scelto giocavo piangendo perchè pensavo a come si sente uno escluso... che mente deviata, invece di divertirmi!!!

    RispondiElimina
  2. che cuore d'oro...
    bambino d'altri tempi!

    immagino quanto avrai giocato male con gli occhi annebbiati dalle lacrime..
    e da quel giorno... mai + lacrime!

    RispondiElimina
  3. A me facevano fare sempre il gobbo :(

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  4. ho vissuto per anni la parte dell'escluso, molte volte per mia scelta, perchè - pur non avendolo letto - mi piaceva fare la parte di "incompreso" (o di calimnero piccolo e nero)... e devo dire che a posteriori mi sono assai divertito! leggo il tuo desiderio di suonare "automatic for the people": riesci a registrare la tua versione in formato mp3 e inviarmela? mi piacerebbe una cifra (perchè penso che ogni persona - quando suona - ci metta del suo...)

    RispondiElimina
  5. Porto ancora i segni delle strisce di legno della panchina a bordo campo...Durante la mia infanzia e preadolescenza ho regalato nuovi orizzonti al termine schiappa...
    In compenso quando giocavamo a cowboy ero sempre l'unico Indiano volontario.
    Molti anni dopo non è cambiato molto.
    Continuo a non saper giocare a calcio... però almeno gli indiani sono molto più cool di allora...

    RispondiElimina
  6. Ciao
    Stavo ascoltando Cesira Fantoni; chissà perchè ma penso che questo nome ti stia bene!!!!!
    Da ora ti chiamerò Cesy fantoni!!!!!!!!

    ciao

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  7. ti dico solo che se faccio un raduno tra i blogger a casa mia, tu e metafiosica sareste le prime invitate!!!

    Animali sociali per eccellenza!!!

    :)

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  8. Vabbè che io alle elementari giocavo a calcio coi maschietti, ma mi chiedo perché alle bimbe piacciano tanto i ruoli drammatici/tristi/unpòsfigati.. ma non possono giocare alle Bratz coi loro Boyz? o alle guerriere Sailorunapiùfigadell'altra?

    RispondiElimina
  9. Poi, appunto, piccole donne crescono. Comunque io sarei felice di avere una zia come te ;-)

    RispondiElimina
  10. caro file...
    che dire...
    sono andata a leggere il testo...
    e...
    mi starebbbe bene cesira fantoni come nome???
    come la devo prendere???
    sto ridendo da 5 minuti!

    incollo qui il testo!


    Si... si chiamava Fantoni Cesira, era la figlia d' un alcolizzato
    che non aveva mai in tasca una lira e per il vino avea tutto lasciato,
    lavoro e casa, figlia e consorte, che non potendo scordar col bere,
    perchè era astemia, la sua triste sorte, si tirò un colpo nel '53.

    Povera giovane rimasta orfana mentre suo padre si ubriacava
    trovò lavoro in una fabbrica e sul lavoro ogni tanto sognava,
    sognava panfili, pellicce ed abiti, non più la fabbrica, ville e piscine,
    la dolce vita, il bel mondo dei principi, come le dive che vedeva al cine.

    Ma quel bel sogno sarebbe rimasto soltanto un sogno mai realizzato,
    quando in paese nel giorno del santo un gran veglione fu organizzato,
    ci furon musiche, canti e allegria, danze e coriandoli, spumante e suoni,
    poi a mezzanotte una scelta giuria fece "miss tette" Cesira Fantoni.

    Le circondarono il petto e le spalle con nastri e fasce di seta scarlatte
    su cui era scritto con lettere d'oro "evviva sempre le mucche da latte",
    le regalarono trenta garofani, un "necessaire" similoro da viaggio,
    quattro biglietti con sconto per cinema, cinque flaconi di shampoo in omaggio.

    La sera stessa a Fantoni Cesira si presentò, assai distinto, un signore.
    Disse: "Permette? Il suo viso m' attira; voglia scusarmi, sono un produttore...
    Se lei permette, io l' accompagno, a far del cine c'è un gran guadagno",
    ma quella sera non certo del cine il produttore s'interessò.

    La brava giovane per far del cinema consentì a perdere la castità,
    ma non per questo si perse d'animo: le rimaneva Cinecittà!
    Lasciò il moroso, piantò il lavoro, comperò un "topless" per mostrare il seno,
    fece mandare suo padre in ricovero e arrivò a Roma con il primo treno.

    Cento anticamere fece Cesira e visitò una decina di letti,
    un onorevole che la manteneva le fece fare un romanzo a fumetti,
    ebbe da amanti tre o quattro negri, due segretari, tre cardinali,
    si spogliò nuda a fontana di Trevi e qualche sera batteva sui viali.

    La brava giovane campava bene, ma ormai sentiva il richiamo dell'arte:
    qualunque cosa lei avrebbe donato sol per avere in un film una parte.
    Se ne andò a letto con tre produttori, studiò dizione, bel canto, regia,
    mimica, scenica, recitazione e apparve nuda in un film di Golia.

    Si è sistemata Fantoni Cesira, fra letto e seno guadagna milioni:
    ha cominciato a studiar da signora e si fa chiamare Cesy Phantoni (col ph),
    si è messa stabile, ed è l'amante di un produttore molto influente,
    tre o quattro film le produrrà, e un "premio Strega" glielo scriverà.

    Lui è già sposato, ma che cosa importano queste sciocchezze se si hanno i quattrini,
    presto nel Messico si sposeranno, potranno fare tanti bambini.
    E la morale di questa storia al giorno d'oggi non è tanto strana:
    per aver soldi, la fama e la gloria bisogna essere un poco puttana!

    RispondiElimina
  11. UNA CROCE DI STRASS PENZOLANTEEEEEE???????? AHH GROVY, HO TUTTO DA IMPARARE!

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  12. Possibile che nessuno si ribella al leader di turno? Le elementari sono terribili, anche io mi trovavo nella stessa situazione. Perché nessuno scrive di essere stato uno di quelli che comandavano a bacchetta gli altri bambini?
    Io avrei passato tutta la ricreazione sul tombino... cioè, a casa di mia zia, le merende che prepara sono le migliori!

    RispondiElimina
  13. quasi come muoversi fra i blog, no ?

    ;-))

    bacizap

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  14. Ma chi è sto stronzo qui sopra?

    Comunque per commentare il post, io ho avuto sempre 2 mondi paralleli
    Uno quello della scuola e dell'oratorio dove ero super apprezzato e sempre scelto tra i primi in ogni cosa
    uno di strada in cui i ragazzi più grandi di me non mi consideravano proprio e mi consideravano un po sfigato
    ancora adesso porto dentro questa dualismo...
    ps c'è uno spettacolo di lella costa in cui fa un pezzo su lle identificazioni delle donne nelle sorelle di piccole donne, molto psicocomico
    Poseidon

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  15. un po' come...

    Brufolazzi, tapparella giu'
    e poltiglia piu' ascella purificata:
    ti ricordi che meraviglia la festa delle medie?
    "Tu non vieni".
    Non importa, sai, ci avevo judo.
    Ma se serve vi porto i dischi
    cosi' potrete ballare i lenti,
    "Porta pure ma non entri".
    Ma perche' siete cosi'?
    Io che credevo, io che speravo.
    Partecipero', mi autoinvitero', dannata feste delle medie.
    Mi presento: burp, haha, ciao ragazzi.
    Faccio un vento e gli cambio il clima,
    temporeggio bevendo spuma;
    chiedo fonzi e mi danno avanzi. Cristo, perche'?
    Parapiglia: scatta il gioco della bottiglia.
    Se avro' culo potro'
    "Tu non giochi"
    baciare
    "Abbiam fatto le squadre prima"
    palpare
    "Ma se aspetti fra un po' finiamo"
    amare.
    Si' va be' pero' poi balliamo,
    "Non ci rompere i coglioni".
    Sul piatto gira un geghege',
    danzo da solo e me ne vanto.
    Fantastico zimbello, io.
    Non consumero', non deglutiro'
    questa amarissima aranciata.
    No, invitato no; niente fonzi no;
    sul bicchiere no, niente nome ho.
    Ballo lento ho, ballo forte no,
    la bottiglia no, gioco scopa no.
    Amicizia no, cortesia no,
    convenienza no, ampio parcheggio no.
    Basta.
    Questa festa e' insoddisfacente,
    ma ne ho un'altra nella mia mente.
    Una festa molto particolare
    dove saranno invitati tutti:
    molti amici, molti nemici e anche Panino.
    Forza, Panino.

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