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martedì 2 luglio 2013

La Finestra sul Cortile

Cosa mi mancherà di questa casa?
Ogni tanto, spesso in realtà,
mi ritrovo a pensare cosa mi mancherà di questa casa.
Le risposte son tante e ovvie:
l'ubicazione,
l'affaccio sul laghetto che mi regala la camera da letto.
La cupola che mi fa compagnia
quando ceno in balcone del salone.
I grandi spazi, che ora definisco "inutili e sprecati"
ma che, sono certa, rimpiangerò.
Di solito queste son le cose che mi vengono in mente.

Ma oggi mi è balenata un'altra risposta!
c'è un momento,
veramente un momento nell'economia di una giornata intera,
saranno cinque, massimo dieci minuti;
un brevissimo intervallo di tempo interminabile che ritaglio per me.
Di solito tra le 18:45 e le 19:15
quando la tavola è già apparecchiata,
la cena è ormai pronta
e attende solo di essere consumata alle 19:30;
quando Nóónno, ormai rincasato,
può dedicarsi un po' a Gróóvyna e Gróóviola.
Io mi ritrovo senza nulla da fare,
mi affaccio al balcone di cucina
che mi regala un silenzio surreale
punteggiato qui e lì dai versi di gabbiani e cornacchie
e osservo.
Il balcone di cucina affaccia sul cortile interno.
Davanti ai miei occhi tanti balconi
quasi tutti vuoti:
evidentemente l'unica curiosa sono io.
Osservo e mi perdo nei miei pensieri,
nelle mie fantasticherie.
I singori che hanno quella splendida terrazza
devo essere partiti per la villeggiatura.
Chissà se il loro figlio ha la stessa età della Gróóvyna
e a settembre inizierà le elementari
magari andranno in classe insieme
saremo invitati alle feste
e potrò vedere dall'interno la loro splendida casa
e i loro splendidi terrazzi
realizzati sfruttando i tetti dei negozi sottostanti.
La signora del primo piano,
con i suoi capelli bianchi lunghi e la sua tunica elegante,
credo che viva da sola da tanto tempo;
è così serena e un po' sopra le righe.
Il suo balconcino è una piccola giungla lussureggiante;
piante lasciate libere di crescere
di intrecciarsi tra loro e arrampicarsi
sui cancelletti bianchi arrugginiti
o di ricadere in ciuffi scomposti dal parapetto bianco.
Il piccolo innaffiatoio giallo scolorito
sempre appeso ad una grata
insieme ad un vecchio paio di scarpe da tennis.
Una vecchia panchina di ferro bianca
identica alle inferriate sia per stile che per stato.
Il tempo in quel balcone sembra essersi fermato.
Alzo lo sguardo.
Al piano di sopra un appartamento del tutto identico
è stato trasformato in studio dentistico.
Fa uno strano effetto il passaggio da un balcone decadente
ad un ambiente completamente asettico e verdino.
La poltrona dei pazienti
è posizionata proprio davanti alla porta finestra
sempre aperta in estate.
Quante bocche ho visto passare di lì.
Tutta gente serena!
il dentista deve essere bravo.
Chissà se la ragazza al piano di sopra è una sua cliente?
Vive in una casina piccola
e completamente ristrutturata
che mi è da sempre piaciuta.
Una zona giorno accogliente
una cucina ricavata in un piccolo angolo
e divisa dal resto grazie ad un muretto.
Lei si aggira per casa da sola;
cucina, spalle alla finestra;
è sempre vestita di lilla:
canottiera a righe e gonna corta,
o forse è un vestitino.
Vive con un gatto tigrato
quasi sempre appollaiato sul davanzale.
E ama la cultura orientale.
Il balcone, un po' troppo spoglio per i miei gusti,
accoglie due tre pezzi d'arredamento,
probabilmente il bottino di un viaggio in Giappone.
Non la vedo mai seduta sul divano
è sempre una scheggia impazzita
tra cucinino e un mobile, forse una dispensa.
Probabilmente è metodica come me:
quando io mi affaccio lei cucina.
Magari non è neanche sola,
magari aspetta un compagno,
anzi, il marito.
Quella mi sembra una casa costruita a tavolino prima del matrimonio.
E magari in Giappone ci sono andati in viaggio di nozze.
Un giorno dovrò affacciarmi in un orario diverso
per scoprire se ho indovinato.
Gli appartamenti ai piani alti sono tutti uffici.
D'estate non attirano la mia attenzione,
hanno dei vetri speciali che impediscono di vedere all'interno.
Invece in inverno l'occhio viene attirato lì in alto
a causa delle orrende luci al neon
che illuminano a giorno
un grande ambiente algido
tappezzato di faldoni blu, rossi e verdi.

Anche oggi pomeriggio ero lì in balcone,
con gli avambracci poggiati al parapetto,
intenta a sbirciare nelle case altrui.

La signora anziana nella sua tunica,
l'abile dentista e i suoi clienti,
la ragazza in lilla,
gli impiegati laboriosi
e per la prima volta ho notato un altra presenza,
probabilmente un single di ritorno;
un uomo biondo e abbronzato,
una sorta di Ken di Barbie,
ma sulla cinquantina abbondante.
Di quegli uomini che si credono belli
e che abbordano pateticamente le ventenni nei locali.
Visibilmente impacciato cercava di prendere due calzini bianchi
da uno stendino grande poco più di un sussidiario aperto
-ma esistono ancora i sussidiari?-
Quante volte è uscito in balcone
per lasciare un calzino e prenderne un altro...
non riusciva a ricreare una coppia.
Eppure non ci saranno stati più di 3 paia di calzini
tutti bianchi.
Evidentementente è per lui una pratica nuova di zecca.
Vediamo se col tempo migliorerà
e se si comprerà uno stendino abbastanza grande
da accogliere non solo calzini, mutande e magliette bianche.

Ecco, quando lascerò questa casa
mi mancheranno anche loro
i miei amici ignari.
Ignari o forse no.
Forse io per loro sono la ragazza solitaria
con la maglietta verde oliva
che per cinque dieci minuti
tra le 18:45 e le 19:15
si affaccia al balcone.











 

3 commenti:

  1. Vai via????? :-((((( Alemno falla vincolare dalle Belle Arti così come è ora.  

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  2. No no, ancora non vado via!  non temere! ;)))

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